Con la lallazione, il bambino intraprende il cammino che lo condurrà a esprimersi attraverso le parole. Inizialmente, questo procedimento avviene attraverso la ripetizione di semplici sillabe. In pratica, a partire dai quattro mesi di vita, il bambino inizia a modulare la sua voce e i suoni che è in grado di emettere, affiancando consonanti e vocali, in modo di arrivare, nel giro di qualche mese, a comporre le sue primissime quasi-parole.

Lallazione: come funziona

Si tratta di ripetizioni continue di sillabe: da, daaa, da, ba, ba, ba. Una fase, questa, che segue di poco quella dei primi gorgheggi, con l’emissione di suoni del tipo gh gh e gridolini di varie tonalità e che segna il vero e proprio esordio del bambino nel mondo del linguaggio.

In questi suoni non vi è ancora un vero significato linguistico; si tratta piuttosto di un allenamento motorio dei muscoli fonatori che danno al bimbo piacere nell’ascoltarsi.

Inoltre, a seconda del tono, del ritmo e dell’intensità con cui vengono emessi, il bambino impara a comunicare i vari stati d’animo, come gioia, dolore, rabbia. Col passare del tempo, il bimbo comprende che questi suoni generano una reazione negli altri, incrementando il piacere della comunicazione e il desiderio di sviluppare questa capacità ulteriormente.

Lallazione mese dopo mese

Intorno al quinto mese di vita, il bambino è in grado di comprendere molte più cose di quante ancora non sappia esprimere con le parole. Questo è il motivo per cui, già in questo periodo, è in grado di capire se lo si chiama per nome e di reagire di conseguenza.

Passeranno ancora alcuni mesi prima che sia in grado di articolare correttamente come si chiama; nel frattempo, però, ha perfettamente associato un determinato suono a un preciso concetto.

Verso il sesto mese, il dialogo si arricchisce di ulteriori elementi: in questa fase, infatti, il bambino è in grado di interpretare perfettamente il tono di voce di chi gli sta parlando e in particolare della mamma. Sa quindi riconoscere e distinguere una nota di nervosismo da un tono sereno e allegro. Un elemento, questo, che è bene ricordare sempre quando ci si rivolge al bambino: non sono tanto le singole parole ad assumere importanza (dal momento che ancora non è in grado di decifrarne il significato), quanto l’atteggiamento generale con cui ci si rivolge a lui.

Intorno ai sette mesi, il bambino amplia ulteriormente le sue capacità: comprende chiaramente il significato di alcune parole ed è anche in grado di utilizzare i suoi vocalizzi per manifestare chiaramente le sue sensazioni, siano esse di piacere o di disagio. Questo nuovo modo di esprimersi gli permetterà di ricorrere sempre meno al pianto per segnalare una situazione sgradita.

È improbabile che in questo stadio, espressioni come ma-ma o ba-ba significano effettivamente mamma o papà. Molto più probabilmente si tratta di semplici “esercitazioni vocali” del piccolo, che così esplora le sue possibilità e impara a controllare e ad articolare i diversi suoni che è in grado di emettere.

Ciò non toglie che ogni genitore non debba legittimamente emozionarsi nel sentirsi per la prima volta, seppure involontariamente, chiamato per nome. E, soprattutto, il fatto che queste espressioni del bambino non abbiano ancora un significato compiuto non deve impedire di rispondere gioiosamente ai suoi tentativi, sia ripetendo le sue espressioni, sia proponendogli semplici frasi con voce chiara.

Lallazione dopo il primo anno d’età

La fase della lallazione è seguita, verso l’anno di età, da una nuova fase nella quale il piccolo comincia a comprendere il significato delle parole e le utilizza per farsi comprendere. I primi tempi, il vocabolario del bimbo è composto da circa 20/30 parole, che il piccolo utilizza in qualche modo, spesso molto tenero e divertente. Nei mesi successivi, il loro numero aumenta gradualmente e, a circa 2 anni, impara ad associare 2 o 3 parole, formando delle piccole frasi e riuscendo a rendersi comprensibile almeno in famiglia.

Tra i 2 e i 3 anni, poi, il linguaggio si sviluppa notevolmente: il numero di parole aumenta in modo esponenziale, il bimbo impara a pronunciarle in modo sempre più chiaro e comprensibile e il linguaggio diventa più articolato.

Lallazione: il compito dei genitori

Lo sviluppo del linguaggio è un lungo processo, che richiede alcuni anni per essere completato e che richiede un coinvolgimento attivo da parte dei genitori, sin dai primi mesi di vita. Oltre all’aspetto fisico legato allo sviluppo della muscolatura orale infatti, le cure e l’attenzione che i genitori dedicano al bebè sono fondamentali per influenzare e stimolare la lallazione prima e il linguaggio dopo.

L’ideale è cominciare a parlare con il bambino quando ancora questi si trova nella pancia della sua mamma, in modo da rendere familiare il suono della voce dei genitori. Nei primi mesi di vita, sebbene il bimbo non riconosca ancora il significato di ciò che gli viene detto, i genitori devono parlargli molto, per cominciare ad attivare i meccanismi di comprensione che utilizzerà successivamente.

Bisogna rivolgersi al piccolo parlando sempre in modo chiaro e corretto. Quando il bimbo comincia a pronunciare le prime parole e le prime fasi è di solito teneramente buffo. Non bisogna però prenderlo in giro o ripetere le parole storpiate. Piuttosto bisogna sempre incoraggiarlo a parlare, facendo domande e stimolando la conversazione.

La lettura di storielle e fiabe, cosi come le canzoncine sono un ottimo strumento d’aiuto.